mercoledì 7 giugno 2017

L'ANTICA ISOLA DOMINA LA VALLE DEL TEVERE



Eremo di S. Antonio, sul versante occidentale del monte Soratte
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Guardiano silente del Tevere nel suo viaggio verso Roma, il monte Soratte dall'inconfondibile profilo e dall'immenso fascino, con i suoi colori resi densi dalla folta vegetazione che ricopre rigogliosa aspri e scoscesi pendii, dal 1997 è una delle riserve naturali della Regione Lazio per un'estensione di 410 ettari.
Una perla paesaggistica e culturale e anche un unicum geologico: tra i tufi della Tuscia ad ovest e i dolci colli alluvionali ad est, l'antico massiccio è costituido da calcari. Un dente di dura roccia lungo 5 km e alto 691 metri che nel Pliocene era un'isola, quando il mare oggi distante 60 km più ad occidente ne lambiva le pendici sommergendo tutt'intorno.
Il Soratte, a ben vedere, continua ad essere un'isola ancor oggi, di bellezza e poesia assediate dall'urbanizzazione che punteggia il territorio fino ai confini dell'area protetta. Uno scrigno di fauna, flora, cultura e storia. Dalle grotte ai caratteristici Meri, aperture carsiche nel terreno; dagli eremi arroccati sui costoni strapiombanti da cui si gode una vista impareggiabile, fino alle gallerie scavate durante il secondo conflitto mondiale e oggi visitabili.


Collegiata di S. Lorenzo nel centro storico di S.Oreste. Chiesa progettata da Jacopo Barozzi, il Vignola

 
Chi vive all'ombra del grande guardiano sono gli abitanti di S.Oreste, piccolo e delizioso Comune arrampicato sul contrafforte meridionale del massiccio. Ricco di storia e spunti di visita il borgo si presenta con un aspetto cinquecentesco che conserva un'anima medievale. La prima notizia del luogo risale al Chronicon di Benedetto del Soratte che cita la "Curtis Sancti Heristi". Il nome del borgo deriverebbe da Edisto, soldato romano cristiano martirizzato nel 68 d.c. durante le persecuzioni neroniane. Successive trasformazioni hanno mutato Sant'Edistus in Sant'Oreste.
Secoli di cultura convivono quindi alle pendici del monte Soratte, dagli Etruschi ai Romani passando per Falisci e Capenati, antichi popoli autoctoni, fino al Cardinal Farnese e a Jacopo Barozzi da Vignola, celebre architetto che progettò diversi edifici del piccolo Comune. Fino alle vicende della seconda guerra mondiale con le famose gallerie nelle viscere della montagna.
Non dovrebbe sorprendere più, ormai, lo splendore che caratterizza ogni angolo d'Italia. Tesori d'immenso valore disseminati ovunque dalla Natura e dall'ingegno umano lungo la Penisola, desiderosi solo di essere conosciuti da cittadini talvolta inconsapevoli di un'eredità che è vera identità. Concreto e nobile sentimento d'appartenenza. 


Il profilo del Monte Soratte dall'altopiano ad est, verso la valle del Tevere

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