martedì 24 maggio 2011

FUGA RADIOATTIVA

Un momento del presidio organizzato il 23 e 24 maggio dai movimenti pro referendum davanti alla Camera, in occasione del voto di fiducia sul decreto legge che conteneva la controversa moratoria sul nucleare. Il 12 e 13 giugno si vota per 4 quesiti: acqua pubblica (2), nucleare e legittimo impedimento.



La Camera dei Deputati ha approvato il decreto legge omnibus che, tra i tanti provvedimenti, contiene anche l'annunciata e furbesca moratoria sul nucleare per eludere il voto referendario del 12/13 giugno. "Fuggono dal voto", commentano unanimi opposizioni e comitati refendari. Allo stato attuale, però, nulla cambia, in quanto dovrà essere la Corte di Cassazione a pronunciarsi per stabilire se, dopo il voto di fiducia espresso dal Parlamento, siano o meno decadute le norme che il referendum di giugno vorrebbe abrogare. Visti i precedenti relativi ad altre controverse norme promosse dall'attuale esecutivo e approvate da Camera e Senato, infatti, non viene riposta troppo fiducia nell'ipotesi che il Capo dello Stato possa bloccare l'iter del provvedimento.
Si può ancora votare, quindi, e non solo per il nucleare. Il sospetto di molti, però, è che cancellando momentaneamente le norme che riportano in Italia l'energia dall'atomo per poi riproporle tali e quali, come ha ammesso recentemente lo stesso premier Berlusconi, non appena il ricordo di Fukushima sarà svanito, si riesca a depotenziare i referendum tout court. Colpendo quindi anche gli altri quesiti, relativi all'acqua pubblica e al legittimo impedimento, ovvero il provvedimento che tutela il Presidente del Consiglio dai processi a suo carico. "Non c'è nessun abbandono del piano nucleare", commentano dal Partito Democratico, da poco sceso a fianco dei referendum, "ma solo un rinvio per evitare il giudizio dei cittadini che, come già dimostrato dal voto in Sardegna, sono nettamente contrari al ritorno delle centrali nucleari in Italia". Dalla maggioranza, naturalmente, fanno quadrato attorno al provvedimento, sottolineando l'esigenza di "riflettere" su quanto accaduto in Giappone e l'onestà della decisone che non avrebbe secondi fini.
I referendum non sono ancora morti, ma certo non godono di buona salute, tra boicottaggi e congiure del silenzio. La mobilitazione delle associazioni e dei comitati contro l'atomo, la privatizzazione dell'acqua e il legittimo impedimento comunque va avanti, per salvare quel voto che centinaia di migliaia di italiani hanno voluto con le proprie firme. "Raggiungere il quorum dei referendum sulla ripubblicizzazione dell'acqua e per fermare il nucleare", si legge su un volantino pro referendum distribuito di fronte alla Camera dei Deputati in occasione del presidio contro il decreto omnibus, "è l'obiettivo che si dà la parte migliore del Paese, trasversale e plurale". Gli affaristi dell'atomo e dell'oro blu, protetti e coadiuvati da orde di Scilipoti tanto al chilo, non hanno ancora vinto. C'è ancora possibilità di far vincere l'Italia migliore.



Un momento del presidio organizzato il 23 e 24 maggio dai movimenti pro referendum davanti alla Camera, in occasione del voto di fiducia sul decreto legge che conteneva la controversa moratoria sul nucleare. Il 12 e 13 giugno si vota per 4 quesiti: acqua pubblica (2), nucleare e legittimo impedimento.



Un momento del presidio organizzato il 23 e 24 maggio dai movimenti pro referendum davanti alla Camera, in occasione del voto di fiducia sul decreto legge che conteneva la controversa moratoria sul nucleare. Il 12 e 13 giugno si vota per 4 quesiti: acqua pubblica (2), nucleare e legittimo impedimento.



Un momento del presidio organizzato il 23 e 24 maggio dai movimenti pro referendum davanti alla Camera, in occasione del voto di fiducia sul decreto legge che conteneva la controversa moratoria sul nucleare. Il 12 e 13 giugno si vota per 4 quesiti: acqua pubblica (2), nucleare e legittimo impedimento.



mercoledì 11 maggio 2011

IL VOTO DEL SILENZIO

I referendum si terranno il 12 e 13 giugno.
Quattro sì per acqua pubblica, no al nucleare e no al legittimo impedimento



Gli italiani saranno chiamati, il 12 e 13 giugno prossimi, a pronunciarsi su quattro quesiti referendari relativi a temi di fondamentale importanza per il futuro stesso del Paese. Dovranno esprimere un giudizio sull'ipotesi di ritorno all'energia nucleare, con la costruzione di 5 centrali sul territorio nazionale, sulla privatizzazione delle reti idriche, in altri termini dell'acqua e sul legittimo impedimento, ovvero la legge che pone il premier Berlusconi al riparo da alcuni processi a suo carico.
Mancano appena trenta giorni ed è da tempo palese e fin troppo esplicitata la volontà della politica di boicottare l'appuntamento attraverso una sorta di congiura del silenzio. Perché il referendum sia valido, infatti, è necessario che il 50% più uno degli aventi diritto si rechi ai seggi, raggiungendo e superando il fatidico quorum, ovvero la soglia oltre la quale la consultazione è ritenuta valida. L'informazione, perciò, è vitale.
Ebbene, l'elenco degli atti finalizzati a tenere lontani i cittadini dalle urne referendarie è lungo. Si va dal mancato accorpamento delle elezioni amministrative con i referendum, provvedimento passato in Parlamento grazie all'assenza decisiva e sospetta di 12 deputati dell'opposizione e che costerà ai contribuenti un extra di 350 milioni di euro, all'incredibile autosmascheramento in diretta tv dello stesso premier Berlusconi in relazione alla nota moratoria sul nucleare, un mero trucco per far dimenticare, spera qualcuno, la catastrofe di Fukushima agli italiani, per poi tornare di nuovo alla carica subito dopo. Ultima in ordine di tempo, l'idea di istituire un'authority sull'acqua per depotenziare, dopo quello sull'atomo, anche il quesito sulla privatizzazione dell'oro blu. Un'iniziativa, quest'ultima, duramente avversata anche da molti giuristi e intellettuali che, in proposito, hanno utilizzato parole durissime: "Un escamotage avvilente" scrivono riferendosi ai fautori dell'authority "che dà la misura del loro dilettantismo giuridico e della loro miserabilità politica". Senza dimenticare il muro di gomma alzato attorno all'appuntamento del 12 e 13 giugno dalle tv, specie quella pubblica. Zero informazione, tranne qualche spot criptico trasmesso a orari improbabili.
E poi c'è l'ultimo quesito, quello sul legittimo impedimento, per molti il più importante tra i quattro e sicuramente il più spinoso, perché riguarda il premier in prima persona. Forse è davvero così, e si depotenziano gli altri quesiti solo per far fallire quest'ultimo. O forse, invece, sono tutti importanti in egual misura. Molto importanti. Perchè mettere le mani sull'acqua facendola diventare un business colossale fa gola a molti, così come interessa far soldi con l'atomo.
Il 12 e 13 giugno quindi, i cittadini italiani possono far sì che il proprio voto conti davvero. Possono scegliere, per una volta, di non votare per qualcuno, ma per sé, per i propri interessi e per il futuro delle generazioni che verranno. Speriamo che in quei giorni piova.