mercoledì 26 gennaio 2011

ROMA E I SUOI RIFIUTI: PROBLEMI E SOLUZIONI


Terzigno, Napoli, Malagrotta, Roma. L’eterna emergenza rifiuti in Campania, con i disordini nella cittadina vesuviana e i soldati trasformati in spazzini per ripulire le strade del capoluogo partenopeo sommerse dalla spazzatura, crea preoccupazione anche nella Capitale. Mentre infuriano le polemiche sull’ennesima proroga per la discarica più grande d’Europa e rimangono dubbi sul piano regionale rifiuti presentato lo scorso novembre dalla Giunta Polverini, le associazioni e l’Ama, azienda municipale per l’ambiente, fanno il punto della situazione.
“Un problema grave rimane la raccolta differenziata, che a Roma non decolla” dice Alessandra De Giorgi del dipartimento comunicazione di Codici, il centro per i diritti del cittadino. “Tale pratica, infatti, non coinvolge tutti i quartieri e mancano adeguate informazioni per i cittadini che non sanno come dividere correttamente i materiali. Il sistema appare inceppato”. Alla De Giorni fa eco Legambiente, che nel suo rapporto sui “Comuni Ricicloni 2010” ha definito grave la situazione della Città Eterna. Secondo il rapporto, infatti, a Roma la raccolta differenziata è salita al 21% nel 2009, ma ancora non basta, come sottolinea Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio: “per portare Roma al 45% di raccolta differenziata entro il 2011 è necessario far passare almeno 1,2 milioni di romani al sistema porta a porta, che nei quartieri dove è in funzione sta dando ottimi risultati”.
Un‘analisi che non viene condivisa, però, dai responsabili dell’Ama: “La differenziata, nel primo semestre 2010, è al 21,1%, in crescita grazie al servizio di raccolta ‘spinta’, ovvero con la separazione dell’organico destinato al compostaggio. Un servizio, quest’ultimo, esteso a oltre 420 mila cittadini romani. Ama possiede, poi, due impianti di separazione del multimateriale (contenitori in plastica, vetro e metallo) e un impianto, a Maccarese, di trasformazione della frazione organica in compost che in pochi anni sarà raddoppiato, portando la capacità di trattamento da 30 mila a oltre 100 mila tonnellate l’anno”.
Lo scorso 19 novembre, intanto, la regione Lazio ha presentato il documento relativo al nuovo piano rifiuti, i cui punti cardine sono raccolta differenziata al 65% entro il 2012 e non più di 4 termovalorizzatori, con il raggiungimento dell’autosufficienza in materia mediante il reperimento di siti alternativi a Malagrotta, in attesa che la differenziata cambi marcia. “Per fare un nuovo impianto ci vorranno un anno e mezzo o due anni” aveva detto l’assessore all'Ambiente di Roma capitale, Fabio De Lillo “e il nuovo sito sarà indicato entro fine anno”. Il 2010 però si è chiuso senza ulteriori novità in merito, a parte il fiorire di ipotesi sui possibili luoghi di destinazione dell’immondizia romana e la confusione che continua a regnare sovrana. Si parla di Fiano, Allumiere, Guidonia e altre due località dentro i confini capitolini, lungo la Laurentina e l’Aurelia. Ma non c’è ancora nulla di preciso. Mentre ad Albano preparano le barricate per opporsi al nuovo termovalorizzatore. Nessuna emergenza Terzigno a Roma, quindi, per ora. In compenso molto caos.
Chiudere al più presto Malagrotta, quindi, per le implicazioni di ordine ambientale e per tutelare la salute pubblica, ma non solo. Il sito, infatti, è proprietà di un privato e i costi, perciò, sono altissimi. Non può andare avanti così e in questo Ama e Legambiente concordano. Per l’azienda, infatti, “La situazione attuale comporta un pesante esborso economico, circa 110 milioni di euro l’anno, per smaltire presso terzi i rifiuti e rischi per il futuro. È necessaria, dunque, la chiusura del ciclo dei rifiuti da parte di Ama”, che vuol dire proprietà pubblica dei siti. Dall’associazione poi sottolineano quanto sia importante una svolta che privilegi la differenziata rispetto alle discariche, sia per far risparmiare soldi ai cittadini, sia “per contrastare i cambiamenti climatici, visto che il riciclaggio riduce i consumi di petrolio e quindi le emissioni di anidride carbonica”.
La parola chiave è raccolta differenziata, puntando forte sul porta a porta e sull’informazione ai cittadini per una divisione corretta dei materiali che non sprechi l’umido, utilissimo per produrre compost. Fare chiarezza sul piano rifiuti, infine, per realizzare con tempi certi una strategia di ampio respiro finalizzata a porre fine all’era delle discariche, ormai anacronistiche oltre che dannose. Terzigno potrebbe essere molto più vicina di quanto dica la geografia.

lunedì 10 gennaio 2011

PASSEGGIANDO NELLA STORIA DI AQUILEIA


Aquileia, interno della basilica


La pioggia sottile e la lieve foschia che abbraccia il paesaggio, donano alle cose un velo di mistero che le rende ancor più affascinanti. Aquileia, piccolo centro in provincia di Udine, a metà strada tra la fortezza veneziana di Palmanova e il mare di Grado, in una mattina di gennaio appare irreale, quasi fosse caduta da un dipinto romantico.

Aquileia, interno della basilica con mosaico centrale

Con i suoi 1.700 anni di storia, a partire dal 181 a.c., data di fondazione come colonia romana, fino al 1751, quando venne soppresso il patriarcato e nacquero gli arcivescovadi di Gorizia e Udine, il paese nel cuore della bassa friulana rappresenta uno dei siti archeologici più importanti dell'Italia settentrionale.

Basilica di Aquileia, battistero del IV secolo

La basilica e le radici romane e cristiane, le rovine del porto fluviale sulla via Sacra, che costeggia l'antico corso dei fiumi Natisone e Torre, e i musei. Il Foro e i mosaici perfettamente conservati. Splendide testimonianze di cultura e arte, spiritualità e tradizione da vivere e preservare per le future generazioni.

Basilica di Aquileia, mosaico di Giona