lunedì 2 novembre 2009

TORNA IL GRANDE RUGBY. ROMA A RISCHIO?

L'italrugby si appresta ad affrontare le potenze ovali del sud nei test match autunnali


Arriva novembre, il mese dei test match per la nazionale italiana di rugby e c'è molta attesa per l'arrivo nel Belpaese delle potenze del sud. Gli All Blacks neozelandesi entreranno in campo il 14 a Milano, gli Springboks sudafricani il 21 a Udine e i giganti samoani il 28 ad Ascoli. Non è il primo confronto tra il nostro mondo ovale e quello ben più glorioso degli squadroni australi, ma a segnare una svolta è la location della sfida ai tuttineri. Per la prima volta, infatti, ad aprire le proprie porte al rugby sarà la Scala del calcio, lo stadio Giuseppe Meazza in San Siro.
Gli spalti che solitamente contemplano le gesta di Pato ed Eto'o, di Inzaghi e Milito, vedranno le imponenti sagome di Ali Williams e Sergio Parisse, Richie McCaw e Mirco Bergamasco. E il pubblico pare aver gradito il cambio della guardia, a dispetto degli scettici di qualche tempo fa, frettolosamente saltati sul carro dei vincitori a battaglia vinta . "Per l'esordio contro i neozelandesi" scrive Enrico Borra sulla rivista Rugby! di ottobre, "San Siro si appresta a registrare uno storico tutto esaurito e chiunque oggi si riempie la bocca con parole tipo prevedibile o, addirittura, scontato è un gran bugiardo. Solo qualche mese fa c'era ancora chi giudicava una pazzia la scelta [...] di portare la palla ovale alla Scala del calcio".
Sarà un evento senza precedenti, quindi, ma non dobbiamo dimenticare gli altri due importanti appuntamenti, con il Sudafrica campione del mondo in carica e Samoa, che ci precede nel ranking internazionale Irb, dominato proprio dagli Springboks. Gli azzurri sono infatti dodicesimi, mentre gli isolani occupano l'undicesima piazza. Sarà con queste due squadre, in special modo Samoa, che i ragazzi di coach Nick Mallett dovranno testare i propri miglioramenti. "Contro gli All Blacks sarà un grande show" aggiunge Borra "una splendida pubblicità per il nostro movimento e, comunque vada, un successo mediatico e d'immagine senza precedenti. Springboks e Samoa ci forniranno invece preziose indicazioni sullo stato di salute della nostra nazionale". Prove cruciali per l'italrugby, che porteranno allo stadio decine di migliaia di appassionali. Dopo il sold out di San Siro, infatti, è lecito attendersi il pienone anche al Friuli e al Del Duca.
Procede speditamente anche la prevendita per le gare interne azzurre del 6 Nazioni 2010 che, come da tradizione, si terranno allo stadio Flaminio di Roma. "La Federazione Italiana Rugby " si legge sul sito ufficiale della Fir "informa che, [...] sono stati venduti 19 mila biglietti per il match contro il XV della rosa" la gara con l'Inghilterra in programma il 14 febbraio "e 18 mila tagliandi per la sfida agli highlanders scozzesi" in programma il 27 febbraio "per un totale di 37 mila biglietti staccati a 5 mesi dall'undicesima edizione del torneo". Cifre lusinghiere cha lasciano facilmente pronosticare il tutto esaurito anche nella Capitale, ma ciò non toglie che si stiano addensando pesanti nubi sopra i sette colli.
Le tribune stracolme a San Siro e, probabilmente, al Friuli rilanciano la candidatura, da parte delle aree a più alto tasso di passione rugbystica del Paese, a ospitare il celebre championship. Specie di fronte a una Roma ovale che attende da tempo immemore l'adeguamento strutturale del Flaminio, ormai troppo piccolo rispetto alla richiesta di biglietti, e indebolita dalla recente bocciatura da parte della Federazione dei Praetorians, la selezione capitolina candidata all'ingresso in Celtic League, il campionato che vede affrontarsi squadre gallesi, scozzesi e irlandesi. "L'esclusione dei Pretoriani" in favore di Treviso "dalla corsa alla Celtic League" scrive ancora Enrico Borra su Rugby! "potrebbe, si vocifera, minare il già delicato rapporto tra Fir, Regione Lazio e Comune di Roma, con la conseguenza indiretta di far emigrare il Sei Nazioni dal Flaminio, attuale casa degli Azzurri di Mallett. [...] I lavori promessi ogni anno al Presidente Dondi dalle Istituzioni arrivano con il contagocce solo dopo le ormai tadizionali minacce di migrazione e ci sono almeno altre 4 piazze che farebbero follie per poter godere del privilegio di ospitare il torneo. [...] Certo, si perderebbe la Capitale, ma la convinzione è che un eventuale spostamento [...] sarebbe un danno più per Roma che per il nostro movimento".
Il concetto è molto chiaro: o si decide di puntare concretamente sul rugby a Roma, realizzando i lavori di ampliamento e adeguamento del Flaminio, o si lasci il 6 Nazioni a contesti più adeguati. Non è più accettabile infatti, che i tifosi in arrivo da mezza Europa per il torneo più antico e prestigioso di questo sport, debbano arrampicarsi su impalcature mobili in stile lavori condominiali. Questa soluzione delle curve-lego, montate ad hoc sopra le gradinate preesistenti per ottenere una manciata di posti in più, rischia di essere, oltre che insufficiente a far fronte alla domanda di biglietti, anche penosa. Servono lavori veri e strutture vere. Un impegno vero.